Il Radon (simbolo 222Rn) è un gas radioattivo appartenente alla famiglia dei gas nobili; incolore ed inodore, deriva dal decadimento radioattivo dell’Uranio. Poiché l’Uranio è presente in varie concentrazioni quasi ovunque sulla crosta terrestre, anche il Radon si trova praticamente ovunque nel terreno, con concentrazioni variabili a seconda della tipologia di roccia. Rocce come lave, tufi, pozzolane e graniti, essendo più ricche d’Uranio, possono presentare e rilasciare maggiori quantità di Radon rispetto ad altri tipi di rocce.
Essendo il Radon un gas, può liberamente muoversi attraverso le porosità dei materiali e raggiungere l’aria in superficie. Il grado di emanazione dal suolo non dipende solamente dalla concentrazione dell’Uranio nelle rocce, ma anche dalla struttura del terreno stesso: tanto maggiori sono gli spazi interstiziali e le fessurazioni delle rocce che compongono il terreno, tanto più Radon sarà liberato nell’aria dal sottosuolo.
All’aria aperta non raggiunge mai concentrazioni significative e pertanto il rischio di esposizione delle persone è estremamente basso mentre se entra in un ambiente chiuso, quale un’abitazione o un luogo di lavoro, a causa del limitato ricambio d’aria, può raggiungere concentrazioni rilevanti rischiose per la salute.
La radioattività del Radon consiste nell’emissione di minuscoli corpuscoli formati da due neutroni e due protoni chiamati particelle alfa.
Attraverso il meccanismo di decadimento radioattivo, il Radon si trasforma originando altri elementi radioattivi: sono proprio questi (i cosiddetti “ figli del Radon ”) a costituire il reale agente di rischio per la salute. Decadendo il Radon si trasforma prima in Polonio, poi in Piombo e Bismuto, atomi a loro volta radioattivi, ma non più gassosi. I nuovi elementi così generati si mescolano al pulviscolo e vengono inalati con la respirazione. Il rischio è ovviamente proporzionale alla concentrazione di Radon a cui si è esposti.