Uno studio condotto dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sezione di Catania-Osservatorio Etneo, appena pubblicato su Geochemistry, Geophysics, Geosystems dell’American Geophysical Union propone che il gas Radon sia un tracciante dell'attività eruttiva e, in qualche caso, anche tettonica.
"Per questa ricerca è stato analizzato un periodo di attività vulcanica dell'Etna vivace e varia, compreso tra gennaio 2008 e luglio 2009. Diciannove mesi nei quali il vulcano ha prodotto alcuni sciami sismici, fratturazioni superficiali del suolo, una vigorosa fontana di lava e, infine, una lunga eruzione durata ben 419 giorni” spiega Susanna Falsaperla, ricercatore dell'INGV-OE e autore della pubblicazione. L’evoluzione del Radon viene misurata presso una stazione situata in prossimità della cima dell'Etna, a circa 3000 metri di quota, oggi sepolta sotto metri e metri di colate accumulatesi negli anni. Ma come il Radon può dare indicazioni sulle eruzioni e i terremoti? "Si è scoperto che il Radon di quella stazione di monitoraggio è influenzato essenzialmente da due processi. Il primo, è legato alla risalita dei magmi nel condotto centrale del vulcano. Questo processo avviene attraverso 'pulsazioni' di gas, cioè incrementi del Radon brevi e intensi, che gli studiosi definiscono, in lingua inglese, gas pulse. Il secondo è indotto dalla fratturazione della roccia (rock fracturing), quando la stessa roccia si rompe a causa di un terremoto o di uno sciame sismico” ha spiegato Marco Neri, anche lui ricercatore dell'INGV-OE. Il Radon è da alcuni considerato un precursore dei terremoti, ma la comunità scientifica non è unanime su questa tesi. Ad esempio alla vigilia del terremoto de L’Aquila del 2009 un tecnico dei Laboratori nazionali del Gran Sasso Gioacchino Giampaolo Giuliani lanciò l’allarme su un possibile sisma scatenando polemiche e una denuncia per procurato allarme. Gli studi condotti sull’Etna, un vero e proprio laboratorio naturale a cielo aperto, dove si possono installare e testare reti di strumenti di monitoraggio e sorveglianza sempre più fitte, potranno contribuire a chiarire nei prossimi anni la se l’evoluzione del Radon può essere effettivamente un metodo predittivo per i terremoti e le eruzioni.