ICO Sas ha intrapreso una collaborazione professionale con l’architetta Silvia Vitali, esperta di progettazione, consulenza e monitoraggi ambientali.
Non si tratta di un errore di stampa, parliamo proprio di una architetta, perché Silvia Vitali di Bergamo ha richiesto e ottenuto, insieme a due colleghe, il timbro professionale con la dicitura “architetta” al femminile con delibera approvata dall’Ordine degli Architetti.
Si tratta del primo caso in Italia e la notizia è stata ripresa dai principali organi di stampa.
Silvia Vitali ha spiegato in un’intervista che, con la sua delibera, l’Ordine ha aderito “a una visione meno sessista, condivisa ormai da numerosi settori della società, dalle istituzioni di numerosi Paesi europei nonché recentemente dall’Accademia della Crusca. Una visione in cui la donna non rimane più nascosta all’interno del genere grammaticale maschile”.
«La dicitura “architetta”» hanno spiegato le promotrici «può creare una certa difficoltà all’inizio. Anche le donne stesse faticano a dirlo con naturalezza. Ma è una questione di cultura e di abitudine, come ci stiamo abituando alle parole “sindaca” e “assessora”, ma lo spirito dell’iniziativa è fare cultura attraverso il linguaggio. Da Bergamo e in tutta Italia, poter parlare di architette aiuterà le nuove progettiste a riconoscersi in un ruolo ricoperto ma ancora poco rappresentato. Troppo spesso la composizione di giurie o commissioni istituzionali non risulta equamente rappresentativa e per questo le laureate non hanno una figura di riferimento a cui aspirare. Questo non incentiva le giovani a insistere nella professione».
«Dover manifestare chiedendo la parità di genere» ha dichiarato Silvia Vitali «sembra anacronistico in una civiltà dove la legislazione ha fatto passi da giganti a livello legislativo in tema di gender mainstreaming. Purtroppo il tema della conciliazione e il tema della discriminazione sono ben lontani dall’essere risolti nel nostro ambito di lavoro: la reticenza nel vedere entrare in un cantiere una donna nel ruolo di Progettista, Direttore Lavori o Coordinatore della sicurezza; l’assenza di donne nelle commissioni tecniche di valutazione di bandi e concorsi, la scarsa visibilità di donne progettiste (le archistar non sono solo uomini!) sono solo esempi della nostra normalità. È evidente il divario del reddito e volume di affari di un architetto o di un ingegnere rispetto alle rispettive colleghe. Farsi chiamare “architette”, non cambia la nostra competenza o professionalità ma serve a far riflettere che la figura dell’architetto non è solo maschile».
La competenza e la professionalità dell’architetta Vitali sono per Ico una certezza e con piacere pubblichiamo questa notizia per diffondere la sua presa di posizione. Per dirlo con le sue parole “Il linguaggio rispecchia la cultura di un popolo e quindi forse è il caso di cambiarlo”.